estrema stella

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bella senatòMi sta capitando sempre più spesso, quando esamino i libri
sulle bancarelle, negli scaffali, polverosi o ancora intonsi, macchiati o nuovi
o da edicola o da cesso, rigati e rigidi, morbidi e opachi, brutti o ridicoli o
già comprati, milioni, mai letti e mai leggiuti, mi sta capitando, insistente,
la nausea.

Mi capita quando li compro pure di portarmela dietro, nel
giubbino, in macchina, di sudarmela quella nausea, come una febbre, un fastidio
che non è per l’acquisto, o nei soldi che non torneranno, per via
dell’irreversibilità della carta, ma perchè mi si forma come un vuoto, nello
stomaco e nella testa, sapendo che non leggerò né ne avrò mai il tempo o
peggio, la voglia, che sono inclini ad accellerare verso la fine in maniera
direttamente proporzionale tra loro. Un vuoto di tempo. Cosa dicevano tutti
questi libri, cosa avranno detto mai nella mia testa, cosa non avranno più da
dire, destinati al riposo di una stanza, un letto, un comodino, un secchio

Dicev(an)o della finzione democratica, basata su un segreto tacitamente condiviso proprio grazie alla sua ovvietà: che la democrazia non può esistere se non tra
eguali
.

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