Dell’impudenza politica – II

Ricapitolando: per il circuito librario la Silvio Berlusconi Editore pubblica solo una collana, la "Biblioteca dell’Utopia", che ad oggi conta circa 16 titoli dal 1990. Parliamo di un solo titolo all’anno (anche meno). In realtà ogni volume esce in due edizioni: la prima, limitata, per un circuito esclusivamente collezionistico – i clienti del gruppo fininvest. La seconda, da libreria, ad un prezzo da propaganda. Eppure io, che di librerie ne giro, ho il sospetto che la distribuzione di quest’ultima non sia così capillare come ci si aspetterebbe dal prezzo e da chi quel prezzo lo propone, ovvero l’imprenditore che ci mette nome e cognome, il quale non dovrebbe avere problema alcuno in questo senso, il senso della distribuzione capillare.
Ora la cosa che mi incuriosiva era questa: l’unico articolo in libreria che porta il marchio "Silvio Berlusconi" è un libro di pregio, di un autore perlopiù invendibile, ad un prezzo che è quasi prossimo al valore di costo del prodotto (tra cura, pagine, copertina ecc…). Considerando poi l’assenza quasi assoluta di promozione – quasi come a non volerli vendere, quei libri – se ne conclude che l’unica cosa che in libreria porta esplicitamente il marchio "Silvio Berlusconi" rimanda ad un’impresa in perdita. Il che di per se è un controsenso. Eppure questa collana va avanti da quindici anni, dal primo governo Berlusconi. Può un’impresa di Berlusconi essere in perdita da quindici anni e rimanere in piedi, col suo nome sopra?
Cerco con gugle: la SILVIO BERLUSCONI EDITORE Spa deteneva il 98,5%
della Mondadori, ma come casa editrice pubblicava "le seguenti testate:
TV Sorrisi e Canzoni, Tele Più, Tutto Musica e Spettacolo, Ciak si
gira, Noi il settimanale degli italiani, Fininvest News e Forza Milan",
roba un po’ diversa da Gerolamo Cardano. Questo fino a quando un provvedimento del garante
del 18/05/1994 acconsente al riportare tutta l’attività editoriale tipografica della
SBE alla Mondadori. No non è mia intenzione entrare nel merito di tali
giri di valzer, altri lo fanno come professione da anni in un laboriosa
e fruttuosa agiografia inversa. A me in realtà interessa il fatto che
la SBE come casa editrice non pubblica più niente se non questa
collana, ovviamente in perdita.
Cosa significa? Il mecenate che alla "vera cultura", personalmente
selezionata e certificata, risparmia i dettami dello spettacolo
bypassando tutte le leggi di marketing al fine di renderla *senza
tempo*? Una vera finezza, ancor più geniale se si pensa che tra quei
sedici titoli c’è anche il manifesto di Marx ed Engels. Che l’utopia di
un imprenditore-stato sia quella di un mondo dove le cose migliori
restano fuori dal mercato?
Ma io non ci credo. C’è un filo rosso – anzi, azzurro –  che lega quei
titoli, e non è solo l’esotismo della Kultura del tempo che fu.
 

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