no more zappatori

merola mario"la democrazia fa votare cani e porci". Odio questo film di Sorrentino. A parte quella frase. Manca, manca la merolata rassicurante, le lacrime napulitane, le mammà languide. In effetti il grottesco montato intorno a Rizzo è lo stesso dei Meroli che furono, ma questi ultimi non si sentivano tali. Grottescamente puri, cantavano a matrimoni e funerali. A pensarci bene forse siamo di fronte al vuoto: la fica assoluta. Questo film è un limite dal quale so di essermi ritirato. Da staccare e conservare, una collezione di vividi, il pianeta dei moderni. Pattume formale servito freddo. Ma non ditelo in giro –  ci si potrebbe offendere.

 

 

Give me a fish and I will eat for a day. Teach me to fish and I eat for a lifetime.
Se non sbaglio proprio in quella scuola Laura Tussi, autrice di numerosi articoli di pedagogia sperimentale e di una tesi dall'intrigante titolo "Memoria e Olocausto. Il valore creativo del ricordo per una 'pedagogia della resistenza' nella differenza di genere", insegna lettere e probabilmente filosofia. Ha del pruriginoso il voler tracciare legami tra la pornocronaca di oggi e le riflessioni di questa brillante trentatreenne, però mi hanno incuriosito molto dei periodi dal suo "il metodo delle storie di vita nelle relazioni d'ascolto", pubblicato esattamente un mese fa su orizzontescuola.it. In questo entra in gioco la mia personale "storia di vita", che mi trova alle prese proprio con delle improbabili traduzioni di pedagogia orientata al Self-Directed Learning (SDL) per adulti. E so, dall'interno, che le metodologie per "insegnare ad imparare come imparare autonomamente", parte integrante delle quali sono l'esposizione delle e la disquisione sulle "storie di vita" (il format base di tutti i nostri salotti televisivi), sono ignobili cazzate – così come tutto lo zeitgeist da cui sono uscite fuori. E' quindi dalla mia parte il sospetto. Quando m'imbatto in cose come:
– L'archetipo primordiale della coppia, simbiosi di genere maschile e femminile, racchiude la principale e primigenia differenza, l'implicita diversità ontologica, che permea tutto l'esistente. [cfr. link a L. Tussi]
"Implicita diversità ontologica", ovvero – con Zizek – manicheismo new age allo stato brado.
– Nella prassi educativa quotidiana, la differenza si declina nella “voce” del dirsi, dell'essere e del permanere in educazione, all'interno di un setting in itinere, quotidiano e prolungato nel tempo e nello spazio, che consente emergano, prima indifferenziati, i sessi dei soggetti. [ibid.]
"Prima indifferenziati". Vorrei chiedere al mio cazzo se mai s'è sentito indifferenziato. Magari. Però se la neopedagogia impone questa maieutica del sesso capisco che effettivamente la prof. incriminata abbia agito attenendosi scrupolosamente al protocollo didattico. Alla gogna per troppo lavoro, un abuso di disciplina e responsabilità che verrà pubblicamente punito. Con grande gioia dei media nostrani che campano senza sforzo su di un target segaiolo come pochi. In tutta questa faccenda l'evidenza del collasso è legittimata a produrre giustificazioni di questo tipo: "Quella professoressa è arrivata qui da noi senza che nessuno la conoscesse", come dice il sindaco di Nova Milanese, altra donna, in un'intervista a Il Giornale.  Appunto: guarda un po' che ti capita a bypassare le "segnalazioni", altrimenti dette raccomandazioni; ti capita che da fuori t'arriva una che applica alla lettera, anzi nei fatti, le non-regole di cui l'avanguardia pedagogica sta cianciando da anni. Una che oltre a predicare bene razzola pure bene, senza contraddizioni. Forse l'unico esempio di antischizofrenica in circolazione. Ma naturalmente gli inquirenti parlano di "qualche problema caratteriale". La coerenza è un problema caratteriale, in fondo. E dagli torto.

Quella prof. è arrivata lì da voi da precaria, per una supplenza di pochi giorni. Che si diverta e faccia divertire, allora, finchè dura. In assenza di zappatori ed etica della zappa, del futuro prodotto con la soddisfazione delle mani, non potete chiederci di più. Sorrentino ha buon gioco a dirci, e farci vedere, che facciamo schifo tutti (forse un'autopunizione per aver avuto bisogno della Medusa Film?) spingendo sull'accelleratore del realismo. Eppure così è troppo semplice, il mondo è veramente più grande del Tennessee. E più lontano ancora.

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3 Responses to no more zappatori

  1. notears says:

    non senza meraviglia ho notato che i tg nazionali (almeno quelli che ho visto io) non hanno più parlato della storia della prof.
    Che per un attimo siano tornati esseri umani?

  2. notears says:

    c’è sempre una puttana in giro, il suo nome è Costanza Rizzacasa d’Orsogna, l’unica (per ora) disposta a svendersi nome, cognome e indirizzo della professoressa su quella vergogna chiamata La Stampa:
    http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200611articoli/14237girata.asp
    Ma parlare male di questa, ultima tra le ultime merdine del giornalistame, è sparare sulla crocerossa.

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