che non è pubblicare per la mondadori l'errore, anzi, che se a parità d'urgenza ed emergenza ne avessi avuto le capacità, la competenza, l'opportunità, la volontà e la voglia – in primo luogo – sarei stato il primo ad auspicarmela, quella distribuzione. Non rinnego quanto detto altrove, un anno fa e qualcosa in più, una vita, riferendomi al notevole lavoro di Saviano:
– Quel potenziale di cui la tua scrittura si fa carico è sempre ancorato alle asimmetrie della distribuzione, molto prima di ogni eventuale ricezione [nazioneindiana].
E infatti ritengo lodevole l'esito distributivo del suo primo, importante e necessario lavoro. Il fatto che io consideri Saviano ideologicamente nemico – in quanto firmatario di Sinistra per Israele, stesso motivo per il quale reputo nemico Furio Colombo, che resta comunque uno dei più grandi giornalisti italiani – non mi toglie la possibilità di apprezzarlo e stimarlo più di tutti gli altri miei connazionali (e coetanei) pubblici e privati. Sarebbe ipocrita dirmi che mi è simpatico, in realtà non lo conosco, ancor di più consolarmi nascondendomi un'insana e preoccupante invidia, amplificata da una paranoia tutta privata e tutta mia.
– Non me ne volere, Roberto, ma non credo che la scittura estemporanea, rannicchiata e relegata in piccole alcove protette, possa da sola tentare di scardinare la protezione della paura. [ibid.]
Così chiosavo, e ne sono ancora convinto: il salto di qualità distributiva ha fatto il botto, infatti, e sotto gli occhi di tutti. Uscire dall'alcova cavalcando la tigre editoriale ha fatto riemergere Napoli dall'abisso delle abitudini di chi da sempre ci vive, cacciando fuori dallo specchio la paura per quello che è – un sentimento bestiale invivibile per lunghi periodi. Soprattutto quando sopravvivenza, colpa delle parole, significa qualcosa in più di mangiare cacare dormire e fottere. Il pariamiento stanca.
Ma, come Saviano sapeva bene, quella tigre fa presto a levarsi la maschera, mostrandosi Leviatano indomabile: il mostro ha messo Napoli di nuovo al centro del nostro giudizio, quello estemporaneo di "stranieri", tarando verso il basso le aspettative dell'autore, presumo, allontandolo dalla sua creatura, esponendolo a rischi ancor più reali in quanto sfruttati dal mostro per espanderne il potenziale di vendibilità. Com'è che si fa a questo punto. Io non saprei muovermi: una curiosità mi rode nel tentativo di prevedere l'esito di questa storia. Napoli non si salverà, è certo, se salvarsi vuol dire qualcosa, un verso dove – da soli. Solo una rottura più vasta, non certo entro i confini di una provincia, potrebbe operare il cambiamento: smascherare il cuore del leviatano, smascherarlo alla massa, rendere la massa nuda a se stessa. Io che sto dentro il leviatano, che lavoro affinchè viva grazie alla comodità della sopravvivenza che mi concede, so che uno come Saviano potrebbe farlo, strappare i costumi di scena e la scena stessa strappandoseli da dosso per primo, ne ha quasi raggiunto nella visibilità speciale l'autorità sociale. Ma mi sto allontanando da ciò per cui ho iniziato.
Ho iniziato per la mondadori, che da sola non è il problema, anzi. Se presa come inizio e non come finale, ben venga. E credo sarà questo il caso di Giovanni Lindo Ferretti: io so che sta per uscire un suo libro, di memorie forse, per la mondadori. So che questo può meravigliare solo pochi sprovveduti che non sono a conoscenza delle recenti uscite pubbliche del nostro. So che chi non si meraviglia è già in cattiva fede. So anche che se io non mi meraviglio non è perchè sia in cattiva fede, ma per i motivi sopraelencati. Perchè Ferretti, come Saviano, non è uno sprovveduto. In parte, poi, è uno dei miei più cari maestri. E dalla sua ha l'età. Dico questo perchè,
perchè ho letto da poco una sua lettera uscita su "Il Foglio" del nemico Ferrara, l'unico italiano ad aver compreso e adottato Leo Strauss e la sua realpolitik dissipativa, uscita il 12/8/2006. In questa lettera, in risposta ad un suo apocrifo (o spacciato per tale, la cosa non mi riguarda), ho intravisto la raggiunta consapevolezza di quali siano le forme virali capaci di intaccare il leviatano: "Dal rifiuto del dolore ci si puo' solo aspettare la glorificazione del sadismo e del masochismo come forma contemporanea dell'eros". Si presta bene, ma non è una lettera esoterica. Anzi. Diciamo che mi ha dato l'impressione di un setaccio. Ma conviene riportarla integralmente, per capire: