d’artagnan, funghi, e i tre moschettieri

d'artagnan, un genio– Bravissimo, bravo bravo bravo bravo. Bravo bravissimo, bravo Cage. Be’, il signor Cage ci ha dimostrato indubbiamente che se ne intendeva di funghi… quindi non è stato solo un personaggio che è venuto su questo palcoscenico per fare delle esibizioni strambe di musica strambissima, quindi è veramente un personaggio preparato. Io sapevo perché mi ricordo che ci aveva detto che abitava nei boschetti nelle vicinanze di New York e che tutti i giorni andava a fare passeggiate e raccogliere funghi.

– Un ringraziamento a …funghi, e alla Rai e a tutti genti d'Italia.

– A tutta la gente d’Italia [applausi]. Bravo signor Cage arrivederci e buon viaggio, torna in America o resta qui?

– …Mia musica resta.

– Ah, lei va via e la sua musica resta qui, ma era meglio il contrario: che la sua musica andasse via e lei restasse qui [risate e applausi].

[Mike Bongiorno e John Cage in una puntata di “Lascia o Raddoppia?” – Gennaio 1959]

L’altro giorno mi capitò di guardare quel programma con Gerri Scotti dove si vincono i soldi. C’era un ragazzo che ha risposto correttamente “Buffalo Bill” alla domanda “Chi ha incontrato Papa Leone XIII nel 1890”. Io avrei risposto sicuramente Rodolfo Valentino, ma nel frattempo tutta quella situazione telequiz m’ha fatto ricordare l’insolito scambio di battute sopra menzionato.

In quella sede Cage presentò due composizioni, “Water walk” e “Sounds of Venice” (pubblicati come Edition Peters 6771 e 6756 © Henmar Press 1961/68), di tre minuti ciascuna. Alla RAI questo signore suonò – di giovedì, in prima (e unica) serata – tubi idraulici, pentole a pressione, cubetti di ghiaccio tritati in un frullatore, caffettiere, un pesce giocattolo e varia cianfrusaglia. Ma si trovava lì, a Milano e nelle case di chi la televisione l’aveva già, in qualità di concorrente esperto in micologia. Per cinque settimane rispose correttamente a tutte le domande di Mike nel più famoso telequiz del paese, vincendo ben cinque milioni e centoventimila lire, denaro che servì ad acquistare un pianoforte a coda e un furgoncino per la Dance Company del suo compagno Merce Cunningham. In studio col nostro eroe c’era la prima valletta d’Italia, Edy Campagnoli, da poco amabile consorte di Lorenzo Buffon, portiere del Milan che proprio in quell’anno vinse il suo settimo scudetto. I due sposini non sapevano (forse) d’avere inaugurato una pratica tradizionale italiana, ancora oggi vigorosamente in auge, portata avanti come orgoglio generazionale dal nipote detto Gigi: anch’egli non semplice portiere, ma portierone della vincente nazionale 2006.

Sulla presunta genuinità relativa alla nascita di tale collaudata pratica andrebbe ricordato un fatto. L’ex compagno della Campagnoli, quell’Ele (Michele) D’Artagnan che l’aveva “lanciata” nel costituendo stardom del belpaese, fu subito riconosciuto da costei come perdente nell’economia spettacolare del futuro: D’Artagnan sognava il cinema sognato di Fellini e si offese quando la valletta si offrì – a sua volta – di raccomandarlo per un lavoro a Milano. Uomo d’altri tempi, evidentemente, Michele – caduto nel frattempo in pieno delirio paranoico da DC/CIA/KGB – verrà trovato mezzo morto per strada, trent’anni dopo, a Trastevere.

Lascia o Raddoppia, dicevo, fine 1958.

Mezzo secolo fa questo bel quadretto a tre – Bongiorno, Campagnoli e l’apparentemente decontestualizzato Cage – tracciava nero su bianco la forma, il metodo e i ruoli delle oligarchie dello spettacolo in Occidente. Il ruolo di Cage è quello del Genio, magari incompreso – denigrato, nel caso specifico – ma pur sempre vendibile.

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