“preparano la merce dalle sembianze umane”

créami

uh oh. come diceva quel tale: è un oggetto che riproduce un essere umano con le giuste proporzioni.
Quali siano le "giuste proporzioni" di un essere umano è materia di dibattito politico. Come dire, tutta la città ne parla: di come essere, di come fare per essere nel corpo, di come doverlo dare alla vista e al tatto. Renderlo potenzialmente chiavabile.
Eppure se si vuole dar credito alle fonti, dobbiamo andare all’olandese antico di mannekijn, che è un diminutivo. Il piccolo uomo, l’ometto, riproduce quello *grande* nelle sue "giuste proporzioni".
Tale proporzione è giusta solo se ridimensionata, se si vuole riprodurre l’essere umano?
I manichini sono bellissimi in genere: mai deformi, senza pancia, spalle larghe, zizze enormi e sode. La perfezione della replica sta tutta nella giusta proporzione del desiderio. Quell’ometto, o quella donnetta, che sogniamo di chiavare e incontriamo per strada cento volte, mille volte, tititit che cammina e vive la vita dei sogni, i nostri, sotto la vetrina dei cieli.
Ma poi non parlano, e se parlano parlano ad altri, o contemplano, o aspettano seduti, a gambe incrociate, non romperanno mai il cazzo con le loro storie. Conoscono la vita nella giusta proporzione del freddo e dello spietato.
Poi se vedi le fabbriche dove li fanno, c’è polvere e miseria, plastica e ferro, coloranti, e i corpi nodosi e distorti degli operai, grigi in viso, disgustosamente sudamericani, corti e giallastri, i veri genitori del bello. Guadano lo spietato del mondo attraverso le loro creazioni seriali, giustamente proporzionate nei calchi, di uova e seme o gesso e mastice, nude alla nascita come vocazione all’indossare.
Oggetti che riproducono la giusta proporzione dei desideri, desideri nella giusta proporzione degli oggetti.

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