Dell’indulgenza politica: perché tanto odio?

 

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La loro corruzione è talmente pericolosa, talmente penetrante
che non hanno nessun altro scopo che accrescere la globalità delle loro
malefatte pubblicando i loro orribili lavori; non sono più in grado di fare
alcunché ma i loro scritti scellerati guideranno altri. E’ proprio il conforto
di questo pensiero che li consola dall’obbligo impostogli dalla morte di
rinunciare a questa vita.

[D.A.F. De Sade, citato in apertura al “Libro di Caino” di
Alex Trocchi]

 

Lo scopo è quello di edificare un canone scritto, sulla base
di una selezione di opere già universalmente considerate "classiche"
e pertanto intoccabili, da cui legittimare la propria impudenza politica nel
presente e nel futuro
– la consapevolezza di operare per la dissimulazione,
nella dissimulazione, come progetto definito per ambire ad una forma di potere
che non chiamerei "potere", ma "eccellenza". La volontà (fine
a se stessa?) di eccellere sugli altri numeri del parco umano – e sulle stesse
elite – in base ad un mutuo riconoscimento attraverso la quantità delle proprie
conquiste nello spazio, nella mente e nel quotidiano dei propri contemporanei.
Ma soprattutto nel tempo: l’avversione di questi uomini nei confronti di ogni
rapporto verso il tempo che non sia di conquista li riporta alla “sensibilità
delle grandi costruzioni dell’umanesimo del Rinascimento, coi suoi condottieri,
principi, banchieri, i cui ritratti non usano della natura se non come di un
dramma lontano” [Roger Garaudy].

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E il Prosseneta di Cardano incarna pienamente questa
sensibilità.

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